Donne ingegnere

Le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, le cosiddette materie STEM, sono fondamentali per affrontare le grandi sfide che il mondo sta attraversando. Eppure, in questo campo mancano figure professionali e, in Italia come nella maggior parte dei Paesi, le donne sono decisamente sottorappresentate. Un gender gap che limita la nostra capacità di trovare soluzioni inclusive e sostenibili per costruire una società migliore per tutti. La piena ed equa partecipazione e leadership delle donne e delle ragazze nelle comunità scientifiche e tecnologiche, quindi, è oggi più importante che mai.

La situazione in Italia e in UniBg

Sono ancora troppo poche le ragazze che scelgono indirizzi di studio tecnico-scientifico, che oggi, più di altri, riescono anche a garantire importanti prospettive lavorative. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT che fotografa la realtà della formazione in Italia nel 2020, solo 1 donna su 6 ha una laurea nelle materie STEM: le donne che hanno un titolo in aree disciplinari scientifiche e tecnologiche sono il 17%, mentre la percentuale sale al 36,8% per gli uomini, con un’incidenza di 1 su 3, esattamente il doppio delle donne. Gli ultimi dati sulle immatricolazioni ci dicono che la presenza femminile nei percorsi STEM tende ad aumentare, ma il divario rispetto agli uomini non diminuisce: secondo l’ultimo Rapporto di Genere di AlmaLaurea nell’a.a. 2020/2021 le donne immatricolate in percorsi STEM sono il 21%, mentre gli uomini sono sempre il doppio (42%).

Ci sono lauree STEM, inoltre, che vedono un gender gap ancora maggiore. Un divario che si riflette nei numeri degli immatricolati ai corsi di laurea del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate, incardinati nell’ambito dell’Ingegneria Meccanica e dell’Ingegneria Edile, dove la percentuale delle studentesse si attesta solo al 12,1% (11,7% nei corsi di laurea triennali e 13,4% nei corsi di laurea magistrali). Se il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate vede la percentuale più bassa studentesse fra tutti i Dipartimenti dell’Ateneo bergamasco (che registra una presenza femminile fra gli iscritti del 62,9%), a livello di docenti e ricercatrici la situazione è ben diversa, a partire dalla dirigenza del Dipartimento, in mano a una donna. Il Primo Bilancio di Genere di Ateneo mostra come nelle aree STEM, nelle quali la distribuzione del personale docente e ricercatore è tradizionalmente a sfavore delle donne, la presenza delle donne all’Università degli studi di Bergamo è superiore alla media nazionale: sia nelle aree più prettamente ingegneristiche (42% nell’area dell’ingegneria civile e architettura rispetto alla media nazionale del 34% e 22% nell’area dell’ingegneria industriale e dell’informazione rispetto alla media nazionale del 18%) che nelle materie scientifiche di base: Scienze Matematiche (36% contro il 31% nazionale), Chimiche (50% contro il 49% nazionale) e Fisiche, dove si registra il distacco più rilevante (50% contro il 22% nazionale). In totale la percentuale di donne docenti e ricercatrici nel Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate è del 34%. Un dato in continua crescita, sia nei ruoli più apicali (negli ultimi quattro anni le docenti nel ruolo di Professoresse ordinarie sono passate dal 20 al 38%) che fra le ricercatrici (passate negli ultimi quattro anni dal 24% al 39%).

Storie di donne STEM

Il Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate dell’Università degli studi di Bergamo condivide in una serie di video i volti e la voce delle proprie docenti, ricercatrici, studentesse ed ex studentesse per avvicinare le ragazze alle discipline tecnico-scientifiche e all’ingegneria, in particolare ai percorsi di studio che vedono ancora una percentuale femminile bassa, come i corsi di laurea di Ingegneria Meccanica e Ingegneria Edile offerti dal Dipartimento. Storie di donne che hanno scelto di assecondare il proprio talento e la propria passione per le discipline STEM con determinazione e che possono essere d’ispirazione per le future studentesse. Un’iniziativa che vuole aiutare a vincere stereotipi e pregiudizi di genere radicati che ancora oggi possono condizionare la scelta del percorso universitario da parte delle ragazze.

Le testimonials
Prof.ssa Giovanna Barigozzi - ingegnera meccanica

Studiare ingegneria meccanica è stata la mia sfida

Giovanna Barigozzi, ingegnera meccanica, è Professoressa ordinaria nel settore delle macchine a fluido e dei sistemi per l’energia e l’ambiente. Dal 1998 all’Università degli studi di Bergamo, ha contribuito alla crescita della Scuola di Ingegneria e dei suoi corsi di laurea e nel 2018 è diventata Direttrice del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate.

"Il valore aggiunto dell’essere donna e ingegnere non sta in realtà nell’essere donna ma molto più semplicemente nel portare una sensibilità e un contributo diversi. È un po’ come nella ricerca, che si arricchisce se fatta da più contributi, se multidisciplinare e interdisciplinare. Allo stesso modo il contributo delle donne deve essere quello di portare un approccio diverso nell’affrontare i problemi di tutti i giorni, quindi anche quelli dell’ingegneria. Quando ho deciso di studiare ingegneria meccanica ero perfettamente consapevole che non era una scelta semplice, ma l’ho vista come una sfida, avevo bisogno di confrontarmi con qualcosa di reale, che mi permettesse di mettermi alla prova e vedere fin dove ero capace di arrivare".

Prof.ssa Simona Tonini - ingegnera gestionale

È importante sensibilizzare alle materie scientifiche fin da quando i bambini sono più piccoli

Simona Tonini, ingegnera gestionale e dottoressa di ricerca in Ingegneria Meccanica, è Professoressa associata del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate nel settore della Fisica Tecnica e Industriale.

"Ho scelto di studiare ingegneria perché ho sempre amato le materie scientifiche, in particolare la fisica e la matematica, e ho pensato che ingegneria mi desse la possibilità di consolidare queste competenze e di approfondirne anche altre di natura più tecnica. Credo che all’interno di un gruppo di lavoro un buon mix di ricercatori e ricercatrici aiuti tutti, non solo per le competenze, ma anche per le sensibilità diverse che ciascuno apporta con il proprio essere. Penso che sia importante per sensibilizzare alle materie scientifiche partire proprio da quando i bambini sono più piccoli. Un modo è stimolarli con giochi e attività di laboratorio che possano stimolare la loro creatività e le loro competenze".

Dott.ssa Rosalba Ferrari - ingegnera edile

Abbiamo il dovere di tutelare il nostro patrimonio storico-architettonico

Rosalba Ferrari, ingegnera edile, è ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate nel campo della Scienza delle Costruzioni. Il suo ambito di ricerca riguarda la modellazione e l’analisi strutturale e il monitoraggio strutturale.

"Penso che le studentesse e gli studenti di oggi esitino a seguire le proprie passioni e a riconoscere il proprio talento, che sono certa sia naturale ed equamente distribuito tra uomini e donne. Devono essere in grado di fare voli pindarici, anche con un po’ di coraggio. Io sono sempre stata affascinata dalle costruzioni e dalle grandi strutture. Un’opera che ha sempre ispirato la mia ricerca è il Ponte di Paderno d’Adda, che ho iniziato a studiare durante la laurea triennale e poi ho continuato nella laurea magistrale e nel dottorato di ricerca. Penso che il monitoraggio strutturale sia un ambito importante e strategico, soprattutto sul nostro territorio nazionale, dove alcune strutture e infrastrutture vertono in situazioni critiche. Mi piacerebbe continuare a contribuire all’interno di questo ambito non solo con la ricerca scientifica ma anche nell’insegnamento. Abbiamo il dovere di tutelare il nostro patrimonio storico-architettonico".

Dott.ssa Elisa Riceputi - fisica

Mi affascina molto conoscere come funziona un oggetto che prima per me era quasi magico

Elisa Riceputi, fisica e dottoressa di ricerca in Ingegneria e Scienze Applicate, è una giovane ricercatrice nel campo dell’Elettronica. Si occupa di elettronica applicata alla fisica, per l’elaborazione del segnale proveniente da rilevatori di radiazione e al momento è impegnata nel progetto di ricerca internazionale GAPS (General AntiParticle Spectrometer), volto alla rilevazione di radiazione proveniente da interazioni di materia oscura.

"Il mio lavoro oggi è al servizio di quello che ho studiato nella mia formazione accademica, perché io sono laureata in fisica e ho sempre utilizzato i rivelatori di radiazione, ma non conoscevo la natura dell’elettronica, per me erano una sorta di black box. Adesso invece so come funzionano e questa cosa mi affascina molto. Dopo la laurea in fisica ho scoperto che all’Università degli studi di Bergamo c’era un gruppo che di ricerca che sviluppava elettronica per rilevatori di radiazione e ho fatto domanda per il dottorato in Ingegneria e Scienze Applicate. Il mio percorso non è stato lineare, né semplice, ma sono riuscita a portarlo avanti con successo. Penso che oggi le studentesse e gli studenti si focalizzano troppo sulla denominazione dei corsi di laurea, senza guardare nel dettaglio al percorso di studi e alle competenze che offre, spendibili davvero in svariati settori".

Dott.ssa ​​​​​​​Chiara Passoni - ingegnera strutturista

Il sogno di chi fa ricerca è quello di vivere in un mondo migliore, nel mio caso più sicuro e sostenibile

Chiara Passoni, ingegnera strutturista, è una giovane ricercatrice del Dipartimento di Ingegneria e Scienze Applicate nel campo della Tecnica delle Costruzioni. Si occupa in particolare di recupero degli edifici esistenti, in chiave strutturale e sismica. Il suo sogno è quello di contribuire a costruire un mondo più sicuro, resiliente e sostenibile.

"Quando ho scelto l’università ho deciso di intraprendere un percorso che mettesse insieme le mie due anime, un’anima più creativa e un’anima più scientifica. Credo che il ruolo dell’ingegnere sia proprio questo: trovare delle soluzioni creative a dei problemi concreti. Durante il mio percorso mi sono resa conto di come la scelta di studiare ingegneria civile portasse a una professione che ha davvero un grande impatto sulla società, in termini di sicurezza e sostenibilità. Forse il vero momento di svolta in cui ho capito la responsabilità che ha un ingegnere è quando sono stata chiamata con il mio gruppo di ricerca a fare i rilievi in seguito al terremoto di Amatrice: lì mi sono resa conto che il ruolo del recupero degli edifici esistenti era soprattutto quello di salvaguardare le vite che sono all’interno di questi edifici".

Carolina Gritti, Ingegnera Meccanica

Il valore aggiunto di essere donna e ingegnere

Carolina Gritti si è laureata in Ingegneria Meccanica all’Università degli studi di Bergamo nel 2012 e attualmente è Responsabile dell’Area Efficienza Energetica e Sviluppo Prodotti in Enercom, società del Gruppo Enercom che opera nel settore energetico.

“Dopo la maturità classica ho deciso di iscrivermi a Ingegneria Meccanica perché sono sempre stata animata da una grande curiosità nel capire come funzionano le cose. Devo questa curiosità in primis a mio padre, che fin da piccola mi ha coinvolta nelle sue esperienze lavorative. Per quanto difficile inizialmente è stato un percorso ricco di soddisfazioni. In un contesto lavorativo come quello italiano la presenza femminile in posizioni come quella che ricopro io in questo momento è abbastanza ridotta. Credo che sia sostanzialmente un tema culturale, anche di pregiudizio o di forma mentis. Sono profondamente convinta che il ruolo della donna ingegnere sia un valore aggiunto, per il fatto che la donna è in grado di portare un punto di vista differente, una sensibilità diversa: oggi nel cercare di trovare soluzioni a dei problemi complessi il mettere a fattor comune sensibilità ed esperienze diverse è determinante per trovare soluzioni efficaci”.

Lisa Alessio, studentessa magistrale in Ingegneria Meccanica

Seguire la propria passione e non lasciarsi scoraggiare di fronte alle prime difficoltà

Lisa Alessio frequenta il secondo anno del corso di laurea magistrale UniBg in Ingegneria Meccanica, percorso “Progettazione”.

“Mi sono sentita spesso dire che avrei dovuto fare una scelta più femminile e che la mia scelta fosse strana per una ragazza: penso che questo influisca molto sulla scelta delle donne del percorso di studi. Per studiare Ingegneria Meccanica è necessaria tanta determinazione, oltre alla passione per le materie tecnico-scientifiche, e il consiglio è quello di non lasciarsi mai scoraggiare di fronte alle prime difficoltà. A una studentessa direi di non lasciarsi scoraggiare neanche da quello che potrebbe pensare lei di sé stessa, di non pensare mai che non è portata questo tipo di materie ma di continuare, se è questa la passione che ha, perché alla fine del percorso si accorgerà sicuramente di aver fatto la scelta giusta. Spero che nel futuro molte più ragazze siano spinte verso la scelta di un percorso di studi tecnico-scientifico e che possano servire da ispirazione per le generazioni future”.

Giulia Vari, studentessa magistrale in Ingegneria Meccanica, curriculum Smart Technology Engineering

L’ingegneria meccanica è un mondo davvero ampio con moltissime sfaccettature

Giulia Vari frequenta il secondo anno del corso di laurea magistrale UniBg in Ingegneria Meccanica, curriculum Smart Technology Engineering.

“Quando si pensa a un ingegnere meccanico si pensa a colui che lavora nell'ambito delle macchine e dei motori, in realtà il mondo dell'ingegneria meccanica è un mondo davvero ampio con moltissime sfaccettature. Un modo per avvicinare più ragazze all'ingegneria e alle materie STEM penso sia quello di iniziare a sensibilizzarle sin dall'infanzia, evitando le differenze di genere ancora presenti, per esempio nei libri di scuola, e proponendo esperienze di orientamento per la scelta del percorso che portino anche come modello importanti esponenti femminili che lavorano nel campo ingegneristico. Se penso al mio futuro sono convinta che questo corso di laurea mi aprirà diverse porte verso molteplici ambiti lavorativi, non solo in Italia ma anche all'estero. So che probabilmente dovrò lavorare più duramente dei miei colleghi ma sono anche convinta di avere le
capacità e di poterlo fare”.

Michelle Gualdi, studentessa magistrale in Ingegneria delle Costruzioni Edili

La mia speranza è di poter essere d’ispirazione per le ragazze che vogliono intraprendere il mio stesso percorso

Michelle Gualdi frequenta il secondo anno del corso di laurea magistrale UniBg in Ingegneria delle Costruzioni Edili.

“Credo che il motivo per cui ancora poche ragazze si iscrivono a Ingegneria sia la consapevolezza che in un futuro lavorativo si ritroveranno a lavorare in un mondo prettamente maschile. Penso ad esempio al mondo delle costruzioni: io mi ci vedo a dirigere un team maschile in cantiere, ma mi rendo conto che per un'altra ragazza questo possa rappresentare un limite. Credo che molto si possa fare in ambito di orientamento per avvicinare le ragazze alle materie tecnico-scientifiche e all'ingegneria. La mia speranza in un futuro è di potermi affermare nel campo dell’ingegneria strutturale per poter essere anche d'ispirazione per le ragazze che vorrebbero intraprendere il mio stesso percorso e di vedere sempre più donne ingegnere”.